I budget pubblicitari dei marchi hanno subito un duro colpo nel 2008, con un calo delle spese del 2,6% rispetto al 2007. Mentre la maggior parte dei media ha sofferto, due punti luminosi sono stati la TV via cavo ispanica, dove la spesa pubblicitaria è cresciuta del 9,6%, e la TV via cavo, dove la crescita è stata del 7,8%. Ma cosa è successo alla pubblicità online?

Forse la sfida più grande che gli inserzionisti e i siti web si trovano ad affrontare è la pletora di siti che competono per gli scarsi dollari pubblicitari con poco da offrire in termini di differenziazione. Sfortunatamente, non è emersa una formula o una strategia unica per guidare gli inserzionisti che cercano di costruire la fedeltà al marchio, la share of mind o le vendite unitarie quando si tratta del mondo online.

Tuttavia, i media online continuano ad avere un enorme potenziale non realizzato. Circa il 57% delle aziende Fortune 1.000 ha fatto pubblicità online in almeno la metà dei trimestri degli ultimi tre anni. Ma il modo in cui lo hanno fatto indica un approccio dispersivo: il 20% delle aziende Fortune 1.000 distribuisce gli introiti pubblicitari su 32 o più siti web, mentre un altro 20% si rivolge a 8-31 punti vendita.

Alcune aziende stanno avendo successo: ConAgra, Exxon Mobil, Clorox, Cisco Systems, Foot Locker e Barnes & Noble hanno acquistato milioni di impressioni online nel quarto trimestre del 2008 e hanno ottenuto il massimo concentrando più del 90% dei loro dollari digitali su un unico sito web. Sul fronte dei siti web, ESPN.com ha recentemente rinnovato l'intero sito, ponendo in primo piano lo streaming video e la pubblicità. I risultati sono stati impressionanti: 45 secondi per pagina, un pubblico di 19,5 milioni di visitatori e il 29% della pubblicità che utilizza formati non standard.

Nell'attuale numero di Consumer Insight potrete scoprire come implementare strategie pubblicitarie online efficaci, compreso il piano in quattro punti di Nielsen.