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Ciò che è vecchio è nuovo: I bundle potrebbero aiutare i consumatori a far fronte alla crescente scelta di servizi di streaming

4 minuti di lettura | Maggio 2022

È facile capire come il pubblico possa sentirsi sopraffatto dalla ricchezza dei nuovi servizi di streaming. L'abbondanza di servizi, infatti, fa sì che molti desiderino qualcosa da cui un tempo molti cord cutter cercavano di allontanarsi: i contenuti in bundle.

Nonostante il notevole aumento dell'adozione dello streaming, la premessa dei contenuti in bundle è radicata in qualcosa che il pubblico non ha mai desiderato più di oggi: la convenienza. Come illustrato nel nostro recente rapporto State of Play, il 64% degli abbonati allo streaming dichiara di desiderare che ci sia un'unica azienda che permetta loro di scegliere pochi o tanti servizi di streaming video a piacimento, "più come dei canali".

Sebbene il panorama televisivo odierno sia molto diverso da quello in cui è nata la programmazione multicanale alla fine degli anni '40, i contenuti video in bundle di allora erano radicati nella stessa idea: l'accesso ai contenuti. In particolare, l'avvento della televisione multicanale ha consentito al pubblico televisivo nazionale di accedere a un'ampia gamma di opzioni di programmazione attraverso un unico abbonamento. Questo modello è rimasto dominante fino a quando il taglio dei cavi ha preso velocità con l'arrivo della Grande Recessione, quando la famiglia media statunitense aveva accesso a 189 canali diversi.

Nonostante la ricchezza di opzioni, le famiglie televisive si sintonizzavano solo su una media di 17 canali. Questo, unito al peso della crescente disoccupazione dovuta alla recessione, ha fatto sì che molte famiglie non fossero in grado di giustificare una bolletta mensile per la TV via cavo di 71 dollari in media, con conseguente aumento del cord cutting. Ma la convenienza non ha mai perso il favore del pubblico. Si è solo evoluta.  

Oggi, il 44% delle famiglie statunit ensi ha tagliato il cavo (cioè non si affida al cavo o al satellite per i propri contenuti televisivi), ma il costo non è più il fattore motivante di una volta. Oggi, la crescente varietà di servizi di streaming over-the-top (OTT), molti dei quali con offerte uniche, spinge molti spettatori ad aggiungere alle opzioni esistenti per evitare la FOMO. 

Oggi i costi sono meno preoccupanti rispetto al 2007-08 e i consumatori si orientano verso le opzioni di streaming over-the-top (OTT) per la scelta dei contenuti, spesso come complemento ai servizi televisivi esistenti. Infatti, il 36% degli abbonati allo streaming1 dichiara che aggiungerebbe un nuovo servizio come costo incrementale di fronte alla prospettiva di perdere contenuti disponibili su un servizio a cui non ha attualmente accesso. Un altro 12% dichiara che preferirebbe abbandonare un abbonamento non video prima di non aggiungere un nuovo servizio video.

Sarebbe ingenuo affermare che il pubblico dello streaming non si preoccupa dei costi, ma il risparmio di denaro non è più la proposta di valore che lo streaming video mette in evidenza. Infatti, la recente indagine Nielsen sui consumatori di streaming media ha rilevato che il 15% degli intervistati spende 50 o più dollari al mese per i propri servizi di streaming; il 17% spende tra i 30 e i 49,99 dollari.

L'aumento della spesa dei consumatori per i servizi è correlato alla crescente ricchezza di scelta dei servizi di streaming, che secondo alcune stime supera le 200 unità. Con oltre 817.000 titoli di programmi unici2 tra cui scegliere tra TV tradizionale e servizi di streaming, è facile capire perché il pubblico si abbona sempre più spesso a più di uno o due servizi.

Per quanto il panorama televisivo si sia evoluto con l'avvento dello streaming video, la convenienza rimane un desiderio primario del pubblico, soprattutto perché molti hanno difficoltà a orientarsi nella vasta scelta di piattaforme.

Il 46% degli abbonati allo streaming: "È sempre più difficile trovare i contenuti video in streaming che voglio guardare perché ci sono troppi servizi di streaming disponibili".

Sondaggio Nielsen sui consumatori di media in streaming

In effetti, per i consumatori la facilità d'uso (cioè la convenienza) e la varietà dei contenuti sono importanti quasi quanto il costo.

Pochi potrebbero sostenere che una maggiore quantità di contenuti sia un male, e il cambiamento significativo nel modo in cui i consumatori si impegnano con i contenuti video ha modificato per sempre la visione della TV. È importante notare che il 93% dei consumatori dichiara di voler aumentare l'utilizzo dello streaming nel corso del prossimo anno, evidenziando che l'affollamento del settore non sta avendo un effetto negativo sull'esperienza complessiva del pubblico. Il sentimento di sentirsi sopraffatti - mentre i consumatori aumentano contemporaneamente il tempo e la spesa per lo streaming - evidenzia l'opportunità di soddisfare un'esigenza che continua a resistere alla prova del tempo: la convenienza.

Note

  1. Sondaggio Nielsen sui consumatori di media in streaming
  2.  Dati video globali Gracenote

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